Sorveglianza digitale, qualcosa può andare storto.
Connessione Wi-Fi, sorveglianza e spionaggio sono tutti collegati.
Viviamo in una società digitalizzata e il problema della sorveglianza si comincia a sentire sempre di più soprattutto se parliamo di sorveglianza di massa. Oggi i colossi della tecnologia continuano a cercare e a sviluppare programmi che possono compromettere la nostra privacy, solo per vendere i nostri dati, per ad agenzie private o alle forze dell’ordine, ma chi garantisce che questi sistemi non escano da questi grandi colossi? È possibile che un privato cittadino possa da qui ai prossimi anni, sviluppare un programma fai-da-te accessibile a tutti anche ai meno avversi alla tecnologia?
Già oggi è possibile spiare un appartamento passando attraverso la rete Wi-Fi, utilizzando semplicemente un telefono cellulare. Uno studio dell’università della California ha dimostrato la possibilità di questo processo grazie alle continue segnalazioni radio che emettiamo tutti i giorni.
Ci possiamo difendere da questo malato processo? Per il momento la risposta è si anche se non possibile a noi comuni cittadini. La soluzione è semplice, almeno a parole, basta attuare un disturbo al segnale Wi-Fi in modo da rendere indecifrabili i dati inviati.
Ma chi sorveglia i sorveglianti? Questo quesito è sempre stato presente fin dall’antica Grecia quando appunto nelle Agorà veniva posto il quesito “Dovrà esserci qualcuno che controlla l’addetto al controllo” creando un paradosso infinito. Questo problema al giorno d’oggi sta diventando sempre più importante soprattutto su oggetti che si collegano a reti Wi-Fi e che presentano una bassissima sicurezza, tanto da poter essere superata attraverso una app già trovabile su diverse piattaforme.
Per sfruttare i difetti di progettazione di questi oggetti non bisogna necessariamente essere un hacker, anzi, sembrerebbe molto più semplice di quello che si pensa, così come sta diventando estremamente facile diventare la agognata figura precedentemente citata: Hacker.
Per lanciare attacchi hacker oggi basta possedere un account PayPal oppure una criptomoneta. Utilizzando i booter, software sviluppati per testare la resistenza agli attacchi, si possono lanciare attacchi Ddos, mandando in crash qualsiasi servizio online, semplicemente sovraccaricandolo di richieste.
Questa stupida attività, almeno vista da fuori, in realtà riserva un lavoro remunerativo, anche tra le grandi società questo perché può apportare un benefit anche momentaneo rispetto alle aziende rivali. Immaginate che per 48h il servizio online di un sito di e-commerce specializzato in un prodotto particolare sia inutilizzabile, dove andrete a comprare quel tipo di oggetto? Ovviamente dal sito di e-commerce seguente.
Stiamo forse cominciando a sfruttare troppo male la nostra intelligenza e la tecnologia, sarebbe opportuno che l’uomo si ridimensionasse un po’ tornando semplicemente a vivere secondo le proprie esigenze essenziali.